Cos’è la comunicazione paraverbale e come imparare a decifrarla
Per spiegare cos’è la comunicazione paraverbale dobbiamo parlare di comunicazione in senso più ampio. Il nostro corpo lancia costantemente segnali comunicativi. Anche scegliendo di restare fermi e immobili si sta scegliendo di inviare un messaggio ben preciso, anche in silenzio.
I segnali del corpo e altri linguaggi
Parole, parole, parole. Ma che dire dei segnali del corpo? Siamo sempre tutti estremamente concentrati ad ascoltare le parole, a parlare, che siamo convinti che la comunicazione verbale sia l’unica possibile. Non è così. E poi anche all’interno della comunicazione verbale si possono riconoscere altri sotto linguaggi, dettagli che aggiungono senso al contenuto del messaggio pur non facendo parte del messaggio stesso, come il tono di voce, l’inclinazione, la scelta di un registro linguistico dialettale, o altro. Da queste caratteristiche della comunicazione dipendono moltissime cose, soprattutto rispetto a come viene recepito il messaggio.
La psicologia ha lungamente studiato questi temi e tuttora se ne occupa approfondendo vari aspetti. Soprattutto l’aspetto emozionale legato alla comunicazione. Non sempre siamo consapevoli di quanto le parole possano suscitare emozioni, o meglio, non tutti hanno sviluppato un’intelligenza emotiva tale da comprendere quale sia realmente l’emozione che provoca un dato messaggio.
Ancora più importante è la capacità di conoscere i segnali del corpo, per inviare e ricevere in modo chiaro certi messaggi e imparare a gestire il tessuto emotivo che intessono le relazioni.
Comunicazione non verbale: qualche esempio
Il nostro cervello recepisce tutto, i nostri occhi vedono e registrano ogni minimo dettaglio e anche se noi non sempre siamo consapevoli di quello che sta accadendo c’è qualcosa che si muove a livello della nostra comprensione inconscia. Quando conosciamo una persona stringiamo la sua mano, osserviamo i suoi lineamenti e i suoi gesti e tutto l’insieme influenza l’idea che ci facciamo. Capiamo cosa vuole comunicare a chi ha di fronte, anche se non lo spiega verbalmente.
Sei stato uno studente, forse adesso frequenti un corso di laurea in psicologia (ed è per questo che stai su questo blog), o forse stai ancora alle scuole superiori. In ogni caso possiamo supporre che ti sia capitato almeno una volta di essere chiamato all’interrogazione. Prima di arrivare alla cattedra cerchi di ripassare mentalmente, attivi il cervello e tenti di recuperare tutte le informazioni immagazzinate, ma nel frattempo sta accadendo qualcos’altro. Anche le tue emozioni si stanno muovendo, si è attivata la funzione emotiva nel cervello e se sei una persona timida stai arrossendo, oppure ti stai sfregando le mani.
Ci sono una miriade di reazioni fisiche diverse, incontrollate, segnali del corpo che appartengono all’aspetto della comunicazione non verbale, importante da conoscere in moltissimi contesti, per apprendere informazioni utili sulle persone che abbiamo di fronte. E possono essere cruciali in molti contesti, non soltanto a scuola. Pensiamo alle aule dei tribunali, o molto più semplicemente ai colloqui di lavoro, dove i recruiter hanno poco tempo a disposizione per capire se un candidato possiede le qualità giuste.
La comunicazione paraverbale: le modalità
Abbiamo parlato soprattutto di comunicazione non verbale, ma non coincide esattamente con quella paraverbale, quest’ultima in realtà è una modalità comunicativa legata in particolar modo alla sfera del linguaggio. Hai presente quella frase che dice “non è importante quel che dici ma come lo dici?”.
Ecco, proprio il modo di dire le cose, alcuni parametri che lo caratterizzano, è parte integrante di una comunicazione completa. Quali sono gli elementi da tenere in considerazione?
- Velocità del messaggio
- Timbro vocale
- Volume
Vediamoli attentamente, impariamo a conoscerne le differenze e le potenzialità, per sapere come comprendere la comunicazione che ci arriva dagli altri.
Il tono di voce nella comunicazione paraverbale
Parla a voce alta e chiara! Non sempre però. Non ci sono regole valide in assoluto, dipende dai contesti, dagli interlocutori. Prima di tutto è importante conoscere il quadro entro il quale si situa la comunicazione. Il tono di voce è un elemento importante e delicato. Possiamo comprendere da subito di quale tono emotivo connota il messaggio, nel momento stesso in cui lo ascoltiamo. Ecco alcuni timbri riconoscibili:
- Allegro
- Dolce
- Arrabbiato
- Sarcastico
- Triste
Imparare a dare un nome a questi toni di voce equivale ad avere un vocabolario sufficientemente ampio per definire lo spettro di emozioni che si possono vivere ogni giorno. Ognuna di queste emozioni applica uno “stile comunicativo”, talmente potente che si può anche dire testualmente una frase affettuosa che se pronunciata con tono aggressivo avrà come effetto quello di intimorire l’interlocutore. Chi di voi si ricorda la raccapricciante scena del film Shining in cui un Jack Nicholson con un’espressione spaventosa insegue la moglie pronunciando la fatidica frase “Wendy, tesoro…” senza minimamente suscitare dolcezza negli spettatori, ma semmai angoscia.
Durante le lezioni della tua facoltà ti sarà capitato di sentire il tono di voce autorevole dell’insegnante, che richiamava ad un concetto importante o all’attenzione. Questo è un altro modo per utilizzare la comunicazione paraverbale. Prendi spunto da questi esempi di comunicazione del tono di voce per modulare anche il tuo a seconda di ciò che vuoi trasmettere.
Ritmo della comunicazione
Parlare lentamente o veloce è una questione di scelta, a volte. A volte è un’imposizione dettata dall’emozione, che ti spinge a rallentare oppure a non riuscire più a prendere fiato. Il ritmo dell’eloquio dipende dalle tue sensazioni in quel momento. Sicuramente ti ricordi di quella volta che hai fatto quell’esame di economia e hai parlato velocissimo per non tradire il tuo imbarazzo. Sapevi tutto ma eri comunque teso e parlavi a macchinetta, mentre il professore cercava di carpire qualche tua parola tra la raffica di indici di domande e offerta buttati lì a razzo.
Capita anche il contrario, quando ti metti a parlare lentamente, lentamente, perché in realtà non sai proprio cosa dire.
Voce lenta e voce veloce suscitano negli interlocutori due diverse reazioni. Da una parte la voce lenta può causare tensione, ma anche motivazione, dall’altra la voce lenta suscita calma, difatti in moltissime meditazioni guidate vengono utilizzate registrazioni di voci tranquille e a ritmo lento e sereno.
Ma c’è un altro dettaglio che caratterizza il ritmo della voce, sono le pause. Come nella musica hanno un’importanza cruciale, perché segnalano dove sono concetti importanti. Il momento di silenzio immediatamente successivo ad una frase pronunciata può creare un grande impatto emotivo e dare il tempo alle persone che ascoltano di recepire e assorbire ancora meglio il messaggio.
Studiare psicologia e comunicazione paraverbale
Abbiamo analizzato solo alcuni aspetti di questo tipo di comunicazione, ve ne sono degli altri, ma non tutti sono affrontabili in questo articolo, altrimenti diventerebbe un manuale di psicologia. Uno degli aspetti che ci affascinano di questi studi e approfondimenti è il loro impiego anche in ambito giuridico.
È interessante sapere che sempre più spesso nelle aule di tribunale vengono impiegati professionisti del settore psicologico, esperti nell’analisi paraverbale della comunicazione, per comprendere se nella comunicazione emergono tratti della personalità importanti per inquadrare le persone coinvolte nel processo.
Questa tema viene affrontato spesso nella psicologia criminale, disciplina protagonista del Master di Primo Livello dell’Università Niccolò Cusano, un master altamente qualificante, che si proietta in uno dei temi centrali nel dibattito attuale. Un approccio formativo ma non soltanto teorico, soprattutto pratico, per dare agli studenti strumenti concreti per operare in questo settore.
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